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Il suo nome di battaglia è Giorgio Moreno, poi Piede. Ci parla degli eroi ignoti, i figli migliori di una grande madre: la patria, l'Italia. Non eroismi, ma la quotidianità e l'obbedienza portano ad ottenere risultati al semplice soldato. Un diario originale, inedito, rivisitato con calma nel tempo, dove emerge il profondo amore verso la patria, appreso sui banchi di quella scuola che ai piccoli balilla inculcava il senso del dovere fino al sacrificio di sé, ma per un fine che il giovane Giovanni in seguito comprende essere sbagliato. Giovanni riconosce, nella sua cristallina onestà, la lealtà del nemico, quando in gruppo su tre camion i partigiani ottengono il via libera verso Torino liberata e non subiscono alcuna ritorsione, qualcuno direbbe che questi non erano SS, ma soldati regolari della Wehrmacht stanchi anche loro di combattere. Nel racconto non c'è enfasi, non ci sono sdolcinature, ma un profondo e crudo realismo che segna le tappe della lotta di questo ragazzo diciannovenne disposto a tutto per un'Italia libera e democratica.